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Gaspare ZINNANTI

 
 
 
 
 

 

 

 

 


A.K.A.: "Savior of Souls"
 
Classification: Homicide
Characteristics: Bisexual - Drugs
Number of victims: 3
Date of murders: March 21,1997
Date of arrest: March 1997
Date of birth: 1961
Victims profile: Francesca Coelli, 52 / Alvaro Calvi, 58 / Vincenzo Zenzola, 43
Method of murder: Beating with a hammer
Location: Milano, Italy
Status: Internment in a psychiatric hospital. Committed suicide by hanging himself in July 2001
 
 
 
 
 
 
Soprannome: "Salvatore di Anime"
 
Classificazione: Omicida
Caratteristiche: Bisexual - Tossicodipendente
Numero delle vittime: 3
Data di omicidi: 21 marzo1997
Data di arresto: Marzo 1997
Data di nascita: 1961
Profilo delle vittime: Francesca Coelli, 52 / Alvaro Calvi, 58 / Vincenzo Zenzola, 43
Metodo de uccisione: Battere con un martello
Localizzazione: Milano, Italia
Status: Internamento in un ospedale psichiatrico giudiziario. Suicidato per impiccagione nel luglio 2001
 
 
 
 
 
 

Misteriosi omicidi in città

di Francesca Belotti e Gian Luca Margheriti

ViviMilano.it

ANNI NOVANTA - Un'altra storia, un'altra Milano, quella frenetica e caotica della fine degli anni Novanta. Alle soglie della primavera del 1997, i crimini di un killer ancora a piede libero raffreddano il clima tiepido del mese di marzo. Gli agenti di polizia diffondono un identikit: Gaspare Zinnanti, trentaquattrenne di origini palermitane, è ricercato, formalmente come supertestimone, ma in realtà grava su di lui l'accusa di duplice omicidio.

Una tranquilla domenica mattina, una ragazza viene rapinata nei pressi della Stazione Centrale. La ragazza è una giornalista che, da brava addetta ai lavori, conosce i fatti di cronaca del momento e, grazie ad alcune foto pubblicate sui giornali, riconosce nell'uomo che le ha sottratto del denaro il ricercato Gaspare Zinnanti. La donna corre a riferire quanto successo alla Polfer, che, poco dopo, ferma e arresta il ragazzo. Gaspare non nasconde nulla di fronte agli inquirenti: confessa tutto, anzi di più. Ammette la sua responsabilità in un terzo omicidio e si autoaccusa di un tentato omicidio. Ma che cosa ha fatto Gaspare Zinnanti?

ZINNANTI - Nel 1992, questo ragazzo di bella presenza, spigliato e affabile nei modi, conosce Francesca Coelli, un'ex insegnante divorziata e benestante, che abita in un elegante appartamento di via Vanvitelli, nel cuore del quartiere Città Studi. La donna non è più giovane (ha cinquantadue anni), e non è più bella, ma a Gaspare non interessa e decide di convivere con lei. Il loro rapporto, più che altro di natura sessuale, si interrompe in un pomeriggio del marzo del '97, quando Gaspare impugna un martello e colpisce Francesca alla testa ferendola mortalmente. Il corpo senza vita della donna viene rinvenuto dal fratello il 21 marzo.

Gaspare prende il treno e fugge a Roma, dove resta solo un giorno, poi torna a Milano, deciso a rivedere una sua vecchia conoscenza. Esce dalla Stazione Centrale e cammina per un po', poi imbocca le scale che portano alla metropolitana, linea gialla, stazione Sondrio. Si mischia tra la folla, avvicinandosi al bordo della banchina. Appena prima che passi il treno appoggia la mano sulla schiena di una donna e la spinge giù dal marciapiede. Genoveffa Nuzzo, una casalinga di quarant'anni, viene subito ricoverata per trauma cranico ed edema cerebrale. Operata, rimane undici giorni in coma, ma alla fine è salva.

ALTRE VITTIME - Quello stesso giorno, Gaspare si reca in viale Monza, dove abita un suo amico di vecchia data. Alvaro Calvi, ex marinaio, ex porta valori, ora cinquantottenne in pensione, lo accoglie a braccia aperte e lo invita a fermarsi nel suo monolocale fin quando lo desidera. La relazione tra i due uomini è di natura omosessuale: Alvaro è molto legato al ragazzo, gli vuole bene, ma questo non impedisce a Gaspare di colpire l'uomo alla testa con un martello. Il cadavere di Calvi viene trovato dal cognato sabato 22 marzo.

Zinnanti, di nuovo senza casa, si dirige verso la Stazione Centrale, dove incontra Vincenzo Zenzola, un tossicodipendente di quarantatre anni, schedato dalla polizia per piccoli precedenti. I due si conoscono di vista e Gaspare, che non sa dove trascorrere la notte, accetta di seguire l'uomo in una palazzina abbandonata dalle parti di via Ripamonti, alla periferia sud della città. La mattina seguente è solo Gaspare che si sveglia, perché Vincenzo ha la testa sfondata. E' lo stesso Zinnanti a confessare l'omicidio alla polizia, che recupera il corpo dell'uomo in un edificio di via Sibari.

CONFESSIONE - Perché Gaspare uccide? Ciò che racconta alla polizia, dopo non poche ritrattazioni, ha dell'incredibile. E' stata Francesca a chiederglielo, infatti Gaspare è sicuro di averle sentito dire: «Tu sai cosa devi fare»; quanto ad Alvaro «Gliel'ho letto negli occhi che mi chiedeva di ucciderlo»; mentre con Vincenzo, Gaspare ha compiuto un atto di «purificazione». Infine, ha spinto la signora Genoveffa sui binari della metropolitana, perché gli «mancava l'aria» e doveva «fare qualcosa prima di morire». Dice: «Io gli volevo bene […] io non li odiavo […] non volevo che soffrissero, la vita è triste, è fatta di tanti passaggi, si deve passare da uno stadio all'altro, io volevo far del bene».

Sono frasi sconnesse, deliranti, che spingono i sostituti procuratori che si occupano del caso a chiedere una perizia psichiatrica. E' il professor Gianluigi Ponti, docente di psicopatologia forense e criminologia all'Università di Milano, che incontra Gaspare Zinnanti e ciò che il ragazzo gli racconta nel corso di tre colloqui, lo porta a concludere che Zinnanti è «affetto da una grave e acuta schizofrenia e dotato di elevatissima pericolosità sociale». Gaspare si sente investito da una missione divina e crede che le sue azioni siano guidate da forze sovrannaturali: il crocefisso gli parla, sente delle voci e avverte delle presenze, in un concerto di allucinazioni che lo portano a uccidere le persone che gli danno affetto, offrendo loro la salvezza.

INFANZIA DIFFICILE - La storia di questo serial killer risulta ancora più strana se si pensa che, prima di quei dieci giorni di follia, il ragazzo non da segni di squilibrio, pur conducendo una vita dura e difficile fin dalla prima infanzia. E' un bambino orfano di padre, Gaspare, che cresce e resta in collegio fino all'età di quattordici anni. Cattive compagnie, amicizie che non lo aiutano, la droga, poi il servizio militare che sembra rimetterlo in carreggiata, tanto che decide di sposarsi e di cercare lavoro. Il matrimonio, però, non va bene e sul lavoro Gaspare ha frequenti discussioni con i suoi superiori. La sua realtà è fatta di eroina, hashish, Roipnol, furti di automobili, rapine ai negozi, prostituzione. Quando non è in carcere (dove trascorre in tutto sei anni), dorme alla Stazione Centrale, sulle panchine, a volte a casa di un amico. Poi, conosce Francesca.

MANICOMIO E MORTE - Gaspare Zinnanti è ritenuto incapace di intendere e di volere ed è pericoloso sia per gli altri che per se stesso, ecco perché i giudici ne dispongono l'immediato internamento in un ospedale psichiatrico giudiziario, dove deve restare non meno di dieci anni. E' in una cella del manicomio criminale di Reggio Emilia, che, nel luglio 2001, gli agenti di custodia trovano il corpo di Gaspare impiccato alle sbarre.

 
 

SERIAL KILLER A MILANO: DELITTI DA 'SALVATORE DI ANIME'

(ANSA) MILANO, 24 marzo 1997

"Io gli volevo bene, non li odiavo, non volevo che soffrisseroà la vita è triste, è fatta di tanti passaggi, si deve passare da uno stadio all'altroà io volevo fare del bene".

Sono alcune delle frasi sconnesse, raccolte dalla polizia durante la confessione di Gaspare Zinnanti, il serial killer di Milano: tossicodipendente di 35 anni, origini palermitane, senza fissa dimora, con piccoli precedenti penali, un ultimo soggiorno in carcere esaurito due mesi fa, ha ammesso di aver ucciso a Milano, con due diversi martelli, tre persone in 10-12 giorni, due nel giro di 24 ore.

E già che c'era si è anche auto-accusato di aver spinto sotto il metro una donna. Circostanza, quest'ultima, sulla quale gli inquirenti hanno molti dubbi. Una progressione che rischiava di non fermarsi, secondo il timore degli investigatori; una progressione da "salvatore di anime", secondo lui: un bisogno irresistibile di uccidere, di "purificare" che aveva 'afferrato' Zinnanti, alle prese con sempre più frequenti crisi 'mistiche', anche poche ore prima del suo arresto per rapina insieme a un complice occasionale, alla ricerca di soldi per mangiare. Arresto che ha probabilmente 'salvato' il complice, Alessandro Vianello di 27 anni, di Mestre, anche lui tossicodipendente, e qualche 'barbone' della Stazione Centrale che Zinnanti voleva "non soffrissero più". Ha desistito per paura: "non volevo che reagissero".

E' questo, a grandi linee, il 'quadro' fatto, in una conferenza stampa, del serial killer dalla polizia, che è riuscita con un paziente lavoro investigativo a riannodare il filo di sangue che collegava i tre omicidi: nessun riscontro, per il momento, invece per quanto riguarda il tentativo di omicidio di Genoveffa Nuzzo, la donna spinta il 12 marzo scorso sotto un treno della metropolitana della linea 3 di Milano, nella stazione 'Sondrio'. La donna è ancora in ospedale: le sue condizioni sono "in netta ripresa" dopo l'operazione per rimuovere un edema cerebrale.

Riscontri oggettivi invece-hanno spiegato il capo della Squadra Mobile, Lucio Carluccio, e il pm Laura Cairati,-sono emersi sull'uccisione di Francesca Coelli, 52 anni, divorziata, benestante, un'ultima parte di vita con diverse avventure, con l' hobby per video e riviste porno; di Alvaro Calvi, 58 anni, ex marinaio, ex portavalori, pensionato, omosessuale, e di Vincenzo Zenzola, 43 anni, anche lui tossicodipendente, ultima vittima in ordine di tempo e di ritrovamento. In particolare, è stato accertato che Zinnanti frequentava da tempo Francesca Coelli, con la quale conviveva, e Alvaro Calvi; un martello, usato per il primo delitto, è stato trovato nella spazzatura dal custode del palazzo di via Vanvitelli, dove viveva la Coelli.

Zinnanti, quando è stato catturato, aveva i pantaloni sporchi di sangue, non cambiava abiti da una settimana. Nella sua confessione, ha rivelato alcuni particolari che hanno subito 'convinto' gli inquirenti. Un altro martello usato per uccidere, che l'uomo ha detto di aver buttato in un cassonetto della spazzatura, non è stato trovato e la polizia sta verificando il luogo di acquisto. L'omicida, nella sua 'lucida follia', ha invece manifestato alcune confusioni temporali rispetto alle date dei delitti pur delineando, secondo gli investigatori, "un disegno coerente" ed esprimendo "alcuni pensieri razionali".

La ricostruzione. Zinnanti ha prima ammesso di aver ucciso Francesca Coelli, trovata venerdì 21 marzo dalla polizia nel suo appartamento signorile di via Vanvitelli, inginocchiata su un tappeto e con il cranio fracassato appunto da un martello: sembra che la morte risalga anche a 10-12 giorni prima.

Poi ha detto di avere ripreso le frequentazioni di Alvaro Calvi e di averlo ucciso venerdì scorso: il suo cadavere è stato scoperto il giorno dopo nel monolocale in viale Monza.

E mentre trovavano questo corpo e gli investigatori cominciavano a legare, attraverso Zinnanti, i due omicidi, il serial killer uccideva ancora: vittima, stavolta, un occasionale compagno, Vincenzo Zenzola, 43 anni, il cui corpo seminudo, con i pantaloni abbassati, è stato trovato ieri, proprio su indicazione dell'omicida in un edificio abbandonato alla periferia sud di Milano, in via Sibari.

Zinnanti ha visto interrompersi la sua 'carriera' di "salvatore di anime", come la intendeva lui, domenica alle 13.30: è stato arrestato dalla polizia, che lo stava cercando - ufficialmente come 'teste-chiave' di due delitti, in realtà come sospettato n.1 - nella zona della Stazione Centrale dove bazzicava di tanto in tanto e vi dormiva in qualche occasione. Poco prima una giornalista radiofonica era stata rapinata di 73 mila lire da Zinnanti, insieme a un complice occasionale, 'Sandro', con una siringa. Due agenti della Polfer sono intervenuti, avvisati dalla donna che aveva riconosciuto in uno dei rapinatori l'uomo le cui foto erano apparse sui quotidiani. Zinnanti è così finito in questura e lì ha fatto le prime ammissioni, poi una confessione completa. Una confessione che è andata anche oltre le contestazioni e che gli inquirenti si riservano di approfondire e verificare in ogni risvolto.

 
 

SERIAL KILLER MILANO: PER GLI ESPERTI E' UN 'MASS MURDER'

(ANSA) ROMA, 24 marzo 1997

Manca la perversione sessuale che spinge i serial killer ad uccidere. C'è, invece, un 'delirio paranoicale con base mistica' proprio della patologia psichiatrica. Per questo il criminologo Francesco De Fazio, esclude che il giovane tossicomane di Milano che si è accusato di tre delitti possa essere definito un serial killer. "I suoi - dice De Fazio, che dirige l'Istituto di medicina legale dell'Università di Modena - non sono omicidi seriali, manca la spinta perversa che muove il serial killer. Qui piuttosto sembra di essere di fronte ad un delirio di purificazione".

Per il criminologo Francesco Bruno negli omicidi di Milano "più che di un serial killer si rileva la mano di un mass murder (omicida di massa)". "Il serial killer - spiega Bruno - è sano di mente e comincia ad uccidere da giovane. Gaspare Zinnanti sembra aver cominciato tardi. Ha ucciso prima gli amici per arrivare, se non fosse stato arrestato, a sopprimere chissà quanta gente". "E' un mass murder - dice Bruno - perchè sembra avere la tipica patologia mentale del 'missionario' che agisce ad una spinta interiore incontrollabile. Da qui un comportamento disorganizzato che lo porta a lasciare un'infinità di tracce e ad essere arrestato presto".

 
 

SERIAL KILLER MILANO: EROI NEGATIVI CHE FANNO CASSETTA (DI PAOLO PETRONI)

(ANSA) ROMA, 24 marzo 1997

"Eroi negativi che fanno cassetta" sintetizza il sottotitolo del volume sui "Serial killers" di Marina Garbesi (Ed. Theoria) riferendosi al ritorno sulle pagine di cronaca di questi omicidi seriali (ultimo quello di Milano), ma anche al successo che hanno in libreria come al cinema in questo scorcio di fine millennio, quasi a esorcizzarne le paure.

Non è certo un caso, e la cosa dovrebbe farci riflettere sul nostro tempo e il ritorno dell'interesse per i serial killer, che i primi film risalgano agli anni (e gli orrori) dell'ultima guerra ,a parte l'antecedente (1931) del "Mostro di Dusseldorf" di Fritz Lang: dal "Monsieur Verdoux" di Charlie Chaplin (1944) a "La iena" con Boris Karloff (1945). Dello stesso periodo sono anche i film ispirati a Barbablù, la cui ombra sembra stendersi sino ai nostri giorni in quest'anno in cui il personaggio creato da Charles Perrault nel 1897 compie 100 anni.

Poi la serie riprende sugli schermi col "Silenzio degli innocenti" di Jonathan Demme (1991) per arrivare sino al recente successo di "Seven" di David Fincker (1996), passando per "La sindrome di Standhal" di Dario Argento e anche la satira grottesca del "Mostro" di Roberto Benigni. In libreria da varie settimane è in cima alle classifiche Patricia Cornwell con l'ultima avventura della detective Kay Scarpetta sulle tracce appunto di un serial killer in "Il cimitero dei senza nome" (Ed. Mondadori).

A questo tipo di personaggio e di delitto antesignano della letteratura'pulp' ora tanto di moda tra i nostri giovani autori (da Niccolò Ammaniti a Eraldo Baldini) si è avvicinata pure una candidata al premio Nobel come Joyce Carol Oates, che ha scritto con "Zombie" (Ed. Marco Tropea) un lucido, lancinante racconto inquietante di scavo psicologico in forma di diario di un giovane americano di buona famiglia che si rivela psicopatico e sogna efferati omicidi.

Un tipo di criminale che diviene persino metafora, se si accetta la provocazione di un pubblicitario, Franz Krieg, che in nel suo "Spot killer" (Ed. Lucifero) paragona il bisogno di placare un'insoddisfazione del serial killer a quello di una cliente in un supermercato: la regola è "creare sempre un bisogno: di sangue, di merce, in fondo non è la stessa cosa?".

Il libro della Garbesi affronta il tema sotto tutti i punti di vista, dalla narrativa al cinema ma soprattutto la cronaca, dal racconto di casi alle analisi di personalità, dalle rivelazioni di ispettori dell'Fbi a perizie e confessioni. In Italia, dai due Ludwig del '77 (30 vittime) agli 'Infermieri della morte a Verona e Milano nel'95, in 20 anni sono decine le vittime. Mentre si celebra anche il centenario di Dracula, allora l' ossessione del serial killer pare un grande esorcismo collettivo di una società che teme il diverso, l'altro che ha in sè, ma anche che fugge la normalità.

 
 

SERIAL KILLER MILANO: ZINNANTI TRA LUCIDITA' E DELIRIO

(ANSA) MILANO, 24 marzo 1997

Un uomo all'apparenza mite, garbato ed affabile, con modi gentili che incutono fiducia. Così viene descritto Gaspare Zinnanti dagli investigatori che lo hanno interrogato a lungo, ieri pomeriggio e fino a notte inoltrata, fino ad arrivare alla confessione di tre omicidi.

Una personalità contraddittoria: da una parte c'erano i delitti ed alcune frasi deliranti usate per spiegarne il movente, dall'altra un racconto per lunghi tratti "lucido e razionale" per fornire i particolari degli omicidi, dei suoi rapporti con le vittime, degli episodi della sua vita. Nei suoi momenti di delirio, Zinnanti affermava di volere "salvare" altre anime.

E gli investigatori che gli stavano di fronte hanno provato per un attimo un brivido quando, cambiando tono, il pluriomicida ha detto, guardando fisso negli occhi di uno di loro, che una nuova vittima gli serviva proprio, in quel momento, per proseguire la sua "missione".

Trentacinque anni, nato a Palermo, vissuto a Milano, Zinnanti è figlio unico di un camionista e di una casalinga. Del padre, ha spiegato al magistrato, non ricorda nulla perchè morì in un incidente stradale quando lui era molto giovane. Con la madre, Maria Letizia, che vive a Magenta (Milano), ha avuto pochi incontri negli ultimi anni. Per vivere ha fatto lavori saltuari ed è ricorso ad espedienti, comprese piccole rapine.

Tossicodipendente per molti anni, di recente, ha detto, aveva smesso e si era disintossicato. Conosciuto tra i tossicodipendenti, in particolare quelli della zona della stazione Centrale di Milano, Zinnanti aveva facilità nel frequentare anche ambienti estranei a questo mondo, come dimostra la sua ultima relazione con una delle vittime, Francesca Coelli, con la quale era andato a convivere dopo 20 mesi in carcere.

Preferiva, però, intrattenere rapporti sentimentali con omosessuali, mentre quelli con le donne, ha spiegato lui stesso, li teneva "solo per convenienza". Tra i tratti del suo carattere che più ha colpito gli investigatori, c'è quel sentimento "quasi d'amore" che diceva di provare per le vittime, e che si sarebbe evidenziato anche al momento di colpirle.

Zinnanti ha infatti sempre ucciso da dietro come se non volesse affrontare il loro sguardo. Avvicinava le vittime designate da tergo quando queste erano tranquille e serene e le colpiva con un gesto veloce e improvviso. Poi, se necessario, le finiva con altri colpi. La perizia psichiatrica cui verrà sottoposto potrebbe aiutare a capire quando e che cosa ha fatto scattare in lui la follia omicida.

Per ora, lui spiega solo che voleva "salvare le anime", che ne cercava altre nella notte dopo il terzo delitto: ma ha avuto paura - non ha spiegato di che cosa - e non ha colpito più.

 
 

SERIAL KILLER MILANO: INFERMO DI MENTE, NIENTE PROCESSO

(ANSA) - MILANO, 13 marzo 1998

Gaspare Zinnanti, il serial killer che uccise tre persone a Milano sostenendo di voler purificare le loro anime per salvarle dalla dannazione, e' stato dichiarato non imputabile in quanto totalmente infermo di mente.

In questo senso si e' espresso il gip Renato Bricchetti, annullando quindi il processo in Corte di Assise.

L' uomo, che ha 35 anni, ed e' originario di Palermo, nel marzo dello scorso anno,aveva ucciso in due giorni Francesca Coelli, con la quale aveva avuto anche una relazione sentimentale, e due amici, Alvaro Calvi e Vincenzo Zenzola, tutti ammazzati a colpi di martello e trinciapollo.

Zinnanti si e' attribuito anche un tentato omicidio, avvenuto sempre in quei giorni: quello di Genoveffa Nuzzo, sospinta sui binari della metropolitana mentre era in attesa di un treno alla stazione Sondrio. La donna, dopo alcuni giorni in fin di vita, riusci' a superare la crisi e si salvo'. Zinnanti invece fu arrestato alla fine di marzo mentre compiva una rapina nei pressi della Stazione Centrale di Milano.

Sottoposto a perizia da parte dello psicopatologo forense Gianluigi Ponti, Zinnanti fu definito totalmente incapace di intendere e volere in quanto ''affetto da una grave ed acuta schizofrenia e dotato di elevatissima pericolosita' sociale''. Il decorso della malattia appare non prevedibile e le possibilita' che possa verificarsi la guarigione sono molto scarse. Da qui la decisione del gip di ritenere Zinnanti non imputabile per infermita'.

Gaspare Zinnanti dovra' stare a tempo indeterminato nell' ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia, dove, ogni sei mesi, sara' sottoposto ad accertamenti per controllare le sue condizioni di salute. Il pm Rosario Spina, considerando la pericolosita' sociale del soggetto, aveva chiesto come misura di sicurezza 15 anni di detenzione in ospedale giudiziario.

 

 

 
 
 
 
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